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giovedì 29 marzo 2012

IL PUNTO - Amministrative di maggio, un appuntamento con la storia


Un'aerea di Taranto.
Finalmente il quadro elettorale per le prossime amministrative sembra pronto, con un ritardo che ha accomunato un po’ tutti gli schieramenti, in primis i vecchi partiti, sempre più impegnati in alleanze di convenienza e sempre meno nel produrre strategie per la città. Una cosa è certa, a questa tornata Taranto inizierà a conoscere i risultati del nuovo interesse dei suoi cittadini, dal momento che una cospicua parte dei concorrenti a palazzo di Città proviene da una società civile ormai stanca di essere amministrata da conservatori delle attuali mappe di potere. E’ vero che finora il cambiamento tanto invocato ha prodotto pochi risultati tangibili, ma ciò è dovuto al fatto che la pressione esercitata dal basso non ha mai trovato sponde sul fronte politico e questo deve far riflettere tutti. Nel frattempo il malcontento ha continuato a incubare nutrendosi di informazione, consapevolezza e sensibilità nuove, aspetti  che non hanno reso questi anni infruttuosi, piuttosto sono serviti a creare la base necessaria per una svolta solida e reale. Le grosse imprese richiedono tempi medio-lunghi per essere realizzate e, se pensiamo che il risveglio delle coscienze è avvenuto non più tardi di sei, sette anni fa, anche il più pessimista dei nostri concittadini dovrà ammettere che parlare già di riappropriazione della rappresentanza politica è un risultato di enorme portata, aldilà che si tratti della nomina del sindaco o di un piccolo manipolo di consiglieri di minoranza che vigili sul reale rispetto dell'agenda decisa dalla città. Perfino l’eccessiva frammentazione del mondo civile (da non definire riduttivamente “ambientalista”) è un fenomeno comprensibile, dal momento che non siamo ancora abituati a gestire l’attivismo e lo stare insieme. Potere e denaro sono un collante che la gente per bene non conosce, motivo che giustifica l’effetto big bang di questa fase. C’è anche chi gioca scientificamente a dividere, ma costoro ci saranno sempre e un minimo d’informazione sarà il miglior antidoto per riconoscerli. Perciò ben venga l’impegno dei tanti tarantini che hanno deciso di scrollarsi da abiti e menti la fuliggine rosso rame che li avvolgeva, per rimboccarsi le maniche sentendo la responsabilità di cambiare il corso delle cose di questa città. Entrare in politica non significa sporcarsi le mani e perdere la purezza d’animo, poiché non è la politica ad essere fangosa, ma coloro ai quali l’abbiamo affidata con deleghe in bianco assolutamente tradite. Stavolta la posta in gioco è alta, altissima, perché potremo decidere se questa irruzione della società civile nella politica dovrà conoscere un ulteriore tempo di ambientamento o prendere già in mano le redini della città per riportarne indietro le lancette della storia. La partitocrazia classica e stantìa ha capito benissimo che ci si gioca molto, tanto che non dovrà meravigliare se durante la prossima campagna elettorale vedremo alleanze più o meno occulte fra partiti di solito in contrapposizione, magari appoggiati da sindacati e grande industria. Il finto teatrino delle divergenze potrebbe lasciar spazio alla contrapposizione vera, quella assai più temuta, contro la “banda degli onesti” in marcia verso piazza Municipio. Insomma la storia è alle porte e se vorremo ricordarci di questo momento cruciale per le sorti di Taranto, converrà davvero farla entrare.

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