Torna la nostra rubrica “Tre domande a...”. Questa volta ci occupiamo di cultura e, nello specifico, di “politica museale”: argomenti di primaria importanza per lo sviluppo di Taranto in chiave turistica. Tante le questioni aperte, dall’allestimento del MArTa ai lavori di Palazzo Pantaleo, interessato da un progetto molto ambizioso che lo destina a “museo della città”. Abbiamo rivolto i nostri quesiti all’architetto Augusto Ressa, della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici ed al Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Lecce, Brindisi e Taranto.
Architetto, il Museo Nazionale di Taranto è una delle più straordinarie raccolte italiane di archeologia. La ripresa nei mesi scorsi dei lavori di allestimento del percorso espositivo costituisce quindi un’ottima notizia per la comunità tarantina, e non solo. Conosciamo le difficoltà attraversate dal cantiere in questi anni, dovute alla carenza di finanziamenti. Le chiediamo quindi se la somma stanziata sia sufficiente al completamento del primo piano, e se ci siano tempi certi anche per la copertura finanziaria dei lavori del secondo. Inoltre, per quanto di sua competenza, può informarci se avrà seguito la proposta per la creazione di un percorso “parallelo” dedicato ai visitatori non vedenti, che secondo alcuni indiscrezioni giornalistiche dovrebbe trovare spazio proprio negli ambienti del piano superiore?
Architetto, il Museo Nazionale di Taranto è una delle più straordinarie raccolte italiane di archeologia. La ripresa nei mesi scorsi dei lavori di allestimento del percorso espositivo costituisce quindi un’ottima notizia per la comunità tarantina, e non solo. Conosciamo le difficoltà attraversate dal cantiere in questi anni, dovute alla carenza di finanziamenti. Le chiediamo quindi se la somma stanziata sia sufficiente al completamento del primo piano, e se ci siano tempi certi anche per la copertura finanziaria dei lavori del secondo. Inoltre, per quanto di sua competenza, può informarci se avrà seguito la proposta per la creazione di un percorso “parallelo” dedicato ai visitatori non vedenti, che secondo alcuni indiscrezioni giornalistiche dovrebbe trovare spazio proprio negli ambienti del piano superiore?
E' in corso da circa un anno l'intervento
di riallestimento del primo piano, che di fatto costituisce la conclusione del
percorso museale. Come saprete l'esposizione parte dal secondo piano con il
periodo preistorico e la colonizzazione greca, e si chiude al primo piano con i
documenti della città bizantina. Il gruppo di lavoro, costituito dal
sottoscritto e da funzionari della Soprintendenza Archeologica della Puglia
coordinati dalla direttrice del MARTA, dott.ssa Antonietta Dell'Aglio, prevede
di riaprire l'intero primo piano entro l'anno. Già dal mese prossimo si
eseguiranno tutte le lavorazioni e l'allestimento del secondo piano, lavori
resi possibili a seguito del finanziamento accordato a fine 2012 dal CIPE. Il
progetto, in fase di perfezionamento proprio in questi giorni, prevede fra
l'altro la sistemazione di un ambiente dedicato alla preparazione alla visita,
sempre al secondo piano, che contempla anche una sezione per non vedenti con
supporti comunicativi di tipo sonoro e tattile, secondo criteri già adottati in
molti musei europei.
L’inaugurazione lo scorso anno del nuovo
Museo Diocesano ha costituito senza dubbio un evento, la cui importanza forse
non è stata ancora compresa appieno dalla comunità locale. Che Taranto fosse
sede di una grande istituzione museale archeologica era un fatto
"noto", ma che la nostra città potesse vantare pure una raccolta
d'arte come quella esposta nell’ex palazzo del Seminario è cosa che ha stupito
anche gli stessi addetti ai lavori: tesori dei quali in molti ignoravano
perfino l'esistenza. Il patrimonio artistico della Diocesi è però ancora più
vasto. Nel nuovo allestimento del MuDi sono state escluse alcune notevoli
opere, come la tavola cinquecentesca della Madonna della Salute, proveniente
dal Castello Aragonese, e le tele di Nicola Malinconico che decoravano la
Cattedrale di San Cataldo prima dei restauri degli anni cinquanta. Quale sarà
la destinazione definitiva di queste importanti testimonianze? Resteranno nel Palazzo
Arcivescovile o torneranno ad essere fruibili nelle loro “sedi
originarie”?
Per quanto riguarda le tele del
Malinconico, il mio parere è che non possano ritornare nella Cattedrale, tenuto
conto che il contesto entro cui si collocavano, facente parte della fase
barocca, è stato del tutto cancellato nel corso del restauro degli anni '50.
Inoltre i dipinti, così come la tavola della Madonna della Salute, sono
custoditi nel Palazzo Arcivescovile da oltre 60 anni, così come tante opere e
arredi provenienti da chiese e palazzi della Città Vecchia, e collocati in
maniera adeguata per la fruizione e la conservazione. Non dimentichiamo che a
seguito del recente restauro l'Episcopio è aperto alle visite ed è perciò
possibile avvicinarsi a queste opere all'interno di un contesto di
straordinario interesse sotto il profilo storico, architettonico ed artistico.
Non condivido l'espoliazione del Palazzo Arcivescovile, per tradurre i dipinti
da un luogo vivo ad un luogo asettico ed astratto quale un Museo. Basti osservare
lo straniamento del prezioso "Sogno di San Giuseppe" del Giaquinto
nell'attuale sistemazione, rispetto alla precedente collocazione
nell'Episcopio, e così delle tele che ornavano la cappella del Palazzo, opere
d'arte, ma anche di devozione, ridotte a belli oggetti da ammirare insieme a
tanti altri.
In ultimo, le annose questioni del “museo
della città” di Palazzo Pantaleo, inaugurato in parte lo scorso mese di
febbraio con la collezione etnografica “Majorano” ma di fatto ancora
inaccessibile, e delle tele che decoravano i controsoffitti lignei dei Palazzi
De Bellis e Fornaro, trasferite per restauro a Roma negli anni ottanta e non
più restituite. Quali sono i problemi tecnico-burocratici che ne impediscono
ancora la risoluzione positiva?
L'intervento sul Pantaleo è condotto dal
Comune di Taranto, con l'alta sorveglianza della Soprintendenza BAP di Lecce,
Brindisi e Taranto. In particolare il cosiddetto Museo Virtuale della Città si
avvale di un comitato tecnico scientifico di cui fanno parte le due soprintendenze
(BAP e Archeologica). Il museo virtuale è in fase avanzata di progettazione e
spetta al Comune indire il bando di gara per la sua realizzazione. Nel
frattempo credo che sia intenzione dell'Amministrazione comunale di Taranto,
aprire il Palazzo al pubblico nei prossimi mesi. A tal fine, accogliendo anche
il mio suggerimento, si procederà a trasferire gli arredi superstiti del
Palazzo Carducci al piano nobile del Pantaleo, quale collocazione provvisoria.
di Gianpiero Romano
Archeologia Tarantodi Gianpiero Romano