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Il marchio spartano di Taranto proposto ieri (ph Mino Lo Re) |
Una ricerca on line e un sondaggio internazionale. Sono queste le basi che
hanno portato gli Artisti Uniti X Taranto a concludere che le bellezze di Taranto non riescono a tirarla fuori dalla simbiosi con
l’Ilva, unico simbolo davvero riconosciuto aldilà dei nostri confini. Una
fama triste e meritata, dal momento che qui si è superato ogni limite di
decenza, legalità e moralità. Ma Taranto è anche altro: è cultura, è natura e
arte. Non è possibile attendere di risolvere il problema dell’inquinamento, ancora
in piedi in tutta la sua gravità, per poter provare a vivere di altro. Anzi,
forse è vero proprio il contrario. Fin
quando non si lavorerà seriamente per le alternative, non ci sarà mai vera
emancipazione dai veleni (forse è proprio per questo che non se ne sono mai create). E' questa la volontà forte emersa ieri nella conferenza 'Indietro nel futuro' proposta da AUxT. Occorre partire subito, ad iniziare dalla
constatazione che le attrattive della città non trainano, come dovrebbero e
vorremmo, l’economia del territorio. Come per le fabbriche della morte, anche
questa è una mancanza della politica nostrana, che da questa realtà trae
sostentamento a danno dei tarantini. Bisogna
rimboccarsi le maniche dal basso e
coi mezzi a disposizione. A venire in aiuto è un’altra ricerca on line, i cui pesanti
numeri restituiscono una speranza: Sparta
e la spartanità costituiscono un’immagine di grandissimo impatto in tutto il
globo. Alla sala gremita dell’Aula Magna dell’ex convento di San
Francesco,
viene mostrato in video qualche esempio: la squadra di football americano degli
Spartan, nel Michigan; un evento
sportivo con prove estenuanti e che richiama appassionati da ogni dove; una
filosofia di allenamento praticata da sempre più atleti. La 'spartanità' è sinonimo di sacrificio, dedizione e sostanza in tutto il mondo e Taranto è l’unica erede di questo patrimonio. Lo ha spiegato bene
ieri Marco De Bartolomeo, ideatore del progetto. Un excursus pieno di pathos nell’impareggiabile
storia della città e nel suo legame inscindibile con la Madrepatria. Da qui l’idea di riconoscere Taranto in un
nuovo brand, con al centro il lambda lacedemone dello scudo spartano, che
ricorda la nostra ‘A’. Poco importa se si è operata qualche forzatura in certe
ipotesi storiche, o in qualche suggestione legata alla ‘spartanizzazione’
urbanistica della città. L’idea ha mosso
le corde giuste, quelle dell’orgoglio sopito, dello spirito di comunità, del
recupero delle origini dimenticate. Taranto è addirittura molto più della
sua storia spartana e probabilmente quest’identificazione è perfino limitativa riguardo
alle vicende che l’hanno attraversata, ma un marchio deve essere una sintesi
immediata della propria unicità e ‘Sparta’ è altamente attrattiva e già
spendibile nel mondo del turismo. Certo ci sarà da non deludere le aspettative dei
visitatori e, ad un museo che si attende completato ed al Castello, si dovrà
aggiungere dell’altro. Altro che c’è in abbondanza e che va recuperato e valorizzato,
allargandosi doverosamente ai confini della provincia. Un’operazione di
recupero identitario che non va considerata solo politica, ma che dovrà vedere
tutti protagonisti, affinché il contenitore messoci a disposizione ieri sera
venga riempito del nostro meglio.