L'Isola del tesoro di Taranto. |
L’Isola che Vogliamo ha chiuso i battenti mercoledì notte ed abbiamo provato ad analizzare l’evento dell’estate tarantina a mente fredda, per evitare che gli entusiasmi a caldo alterassero la visione delle cose. Ma il risultato non è cambiato. Abbiamo anche letto le critiche che qualche concittadino ha rivolto all’organizzazione ma, ad eccezione di quelle costruttive concepite con spirito partecipativo, le altre connotavano più che altro il timore che i tarantini provano istintivamente per i cambiamenti. E' comprensibile, perché la storia ci ha insegnato che a credere nel riscatto corrisponde quasi sempre una delusione e a trasformare la speranza c’è spesso un’illusione. Però la storia si può cambiare… e per farlo occorre rileggere gli errori del passato, quelli che ci hanno reso correi delle nostre disfatte. Da Annibale a Pirro, dall’Arsenale alla grande industria e fino ai sindaci di turno, Taranto ha sempre affidato il suo destino nelle mani di un“Messìa”, che esso fosse personificato da un re o dallo Stato, e ha pagato dazio per non aver accompagnato la costruzione del suo destino, delegandolo in toto al colonizzatore di turno. Per questo l’Isola che Vogliamo, pur conclusa, continua a rappresentare la speranza e ad alimentare la fiducia, perché si è finalmente spezzato l’incantesimo che ci voleva rassegnati e sempre pronti a quel maledetto “te l’avevo detto che andava a finire male” di chi aveva il terrore di rimboccarsi le maniche per non restare ancora tra i delusi. L'impersonale "si dovrebbe fare" sta lasciando il passo al "cosa posso fare io"...non esistono bacchette magiche, solo strade da percorrere con fatica, ma il primo passo è stato mosso, negarlo vuol dire non volerlo ammettere. L’Isola è stato un evento di tutti e costruito da tutti, senza padroni e con la politica relegata a fare quello per cui nasce, cioè a sostenere, e non organizzare, un’iniziativa che è e resta dei privati e soprattutto dei tarantini. Lo sanno bene i tanti detrattori che hanno investito nell’affossamento della città piuttosto che nella sua rinascita e che ora sono così pervasi dalla paura di perdere tutto, che già iniziano ad agitarsi e ad abbassare il livello della contrapposizione con la parte migliore della città. Ci aspetteranno tempi durissimi e colpi molto bassi, ma se sapremo tenere duro e restare vicini, la primavera arriverà presto e sarà calda come ai gloriosi tempi della Magna Grecia e come l’abbiamo sempre sognata…forza, Taranto.