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giovedì 16 agosto 2012

IL PUNTO – I moti di Taranto, una città all'appuntamento con la storia


In piazza la Taranto che cambia.
La Piovra è stata portata allo scoperto. La paura di veder crollare la tana fatta coi suoi ramificati apparati di interesse non le da più modo di strisciare, solo di dimenarsi nel tentativo di salvare se stessa e tutti quelli che le gravitano attorno. E’ questo uno degli aspetti più interessanti che sta riguardando la vicenda Ilva che tiene Taranto sospesa fra l’ansia del passato e la voglia di futuro. Tentacoli fatti di corruzione, collusioni, omissioni, reticenze e coperture che tutti sospettavamo, ora sono lì sul tavolo, come carte di un vecchio gioco che non funziona più. Quanto stiamo osservando (e osserveremo) è senza dubbio inquietante, ma il buio in cui si tessevano queste trame non c’è più e con esso la rassegnazione a un destino che ci voleva poveri e sottomessi. La politica locale tace sotto il peso delle sue enormi responsabilità ed il fondato terrore che le prossime intercettazioni possano sterminarla; la politica nazionale s’indigna contro chi ha fermato la giostra del marciume e porta in campo i panzer del Governo regalando a Taranto un’attenzione che i tanti morti e malati di questa martoriata terra non erano mai riusciti ad attirare prima; i sindacati legati a stretto giro con il potere ben oltre ciò che vogliono far credere e i media dagli editori soliti noti che agitano menzogne e denigrazioni per svilire una protesta che stavolta non farà sconti. E’ tutto chiaramente sotto i nostri occhi che, per la prima volta nella storia recente della città, non sono più chiusi, ma spalancati sulla Verità. Quella che rende liberi e in grado di capire ogni cosa: giochi, giochini e schieramenti a danno dei tarantini. Crollato da tempo immemore il falso mito che partiti e parti sociali muovessero nell’interesse dei cittadini, cade penosamente anche quello, soprattutto locale, della difesa degli interessi dei lavoratori, utili solo se generatori silenti di profitto altrui, a costo di una vita ridotta a valere pochissimo. La melma raccolta a Taranto negli ultimi 50 anni è una montagna che i tarantini non possono più sopportare e, se chi ci governa a tutti i livelli non fosse accecato da denaro e potere, capirebbe che certi moti sono inarrestabili: o li si sposa o se ne viene travolti. Vedere come si muove la Piovra e assistere all’annientamento delle nostre tradizioni e della nostra economia più sana, sta finalmente cancellando l’assioma inculcatoci per anni del “non ci sono alternative all’Ilva”, per lasciare il posto a quello del “non ci sono alternative A CAUSA dell’Ilva”. Per questo la battaglia contro una fabbrica che non sarà mai compatibile con la città e contro le altre propinateci in nome dell’interesse nazionale, sta iniziando ad armarsi della pretesa di un nuovo modello di sviluppo, stavolta deciso dai tarantini. Il neo Comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” (clicca QUI per aderirvi) ha creato il ponte che tutti volevamo per tenere unita la città, consentendole di superare con enorme orgoglio la sua prova più difficile, quella della manifestazione pro-Riva del 2 scorso, messa in piedi per intimidire la Magistratura e naufragata invece sotto la spinta di una cittadinanza mai così unita e consapevole. Il cantiere Taranto, quello vero e non quello dei tavoli istituzionali, ha già aperto i battenti e si fa sul serio, domani grande manifestazione per una Taranto diversa (QUI per saperne di più) e dal 20 via ad un calendario di incontri con esperti di economia e studiosi di riconversioni per tracciare un altro futuro, oltre a quello di breve periodo delle bonifiche (clicca QUI per saperne di più sul primo incontro). Il Sistema, intanto, continua a tenere duro e si guarda bene dall’indicare vie d’uscita che facciano rialzare la testa alla città, gli interessi sono tropo grandi e il ricatto dovrà restare in piedi fino a quando la barca non sarà affondata del tutto. Spesso è più facile leggere la storia ad avvenimenti accaduti, dopo che si sono ricomposti i puntini che l’hanno disegnata ma, sebbene si sia solo all’inizio di un duro braccio di ferro, oggi a Taranto la sensazione che la si stia riscrivendo è netta.

PER I TUOI APPROFONDIMENTI
Gli ‘interessi nazionali’ a Taranto: clicca QUI per conoscere i finanziamenti erogati dalla famiglia Riva ai principali partiti italiani; QUI per conoscere le relazioni fra Udc e famiglia Caltagirone a capo della Cementir di Taranto e editrice del giornale Il Quotidiano di Puglia; QUI le relazioni fra l’inceneritore di Massafra e il gruppo Marcegaglia di cui Emma, l'amm. delegato del gruppo, è anche presidente di Confindustria; QUI per conoscere quelle fra il presidente della Provincia di Taranto Florido e l’Eni.
I più importanti esempi di riconversione economica: QUI un riassunto dei principali esempi di riconversione; QUI quello di Friburgo; QUI Bilbao (vedi anche il video QUI); la Ruhr e Lens QUI e QUI.

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