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domenica 28 ottobre 2012

COM'E' ANDATA - Il convegno "Un'altra idea per Taranto, un'idea per un'altra Taranto

Il folto parterre dei relatori.

Si è svolto ieri sera, nell'auditorium della Cittadella della Carità, al quartiere Paolo VI di Taranto, il partecipato incontro che ha visto un parterre ricco di referenti istituzionali, imprenditori, professionsiti ed associazione darsi appuntamento per iniziare a discutere di prospettive di rilancio per il futuro della Tarano che sarà, in ottica alternativa a quella della grande industria. Tra i promotori il dott. Giuseppe Russo, medico neurologo e promotore della costituenda Fondazione, che dovrebbe iniziare questo percorso di ausilio alla riconversione culturale della nostra città; sua l'introduzione con la proiezione di due filmati rappresentativi di due differenti ma pur validi benchmark, cui Taranto potrebbe ispirarsi per la sua riconversione: la Ruhr tedesca e la città spagnola di BilbaoAd introdurre questa prima parte dei lavori la giornalista Monica Caradonna, dir. del setimanale Wemag. La seconda parte dei lavori è stata, invece, condotta da Gabriella Ressa che ha coordinato gli interventi dei relatori, lasciando poi spazio alle domande finali del pubblico presente.

L'avv. Sergio Prete, presidente dell'Autorità Portuale di Taranto, ha confermato la piena volontà di aderire alla Fondazione e agli obiettivi di costruzione di futuro per Taranto che essa si propone fin dal principio. Lo stesso presidente ha, inoltre, esposto alcuni dati inerenti i volumi dei traffici marittimi delo scalo portuale ionico, evitando di entrare nel merito della questione ILVA, pur senza esimersi dal sottolineare l'indispensabilità di guardare a segmenti di mercato alternativi a quello industriale, per il nostro porto. Rilevante, inoltre, la spiegazione che lo stesso Prete ha fornito, in merito all'ormai quasi certo disimpegno dall'area ionica degli investitori del porto di Rotterdam, benchè a settembre fosse stato già firmato un memorandum of understanding, finalizzato all'avvio di sinergie commerciali e logistiche tra le due realtà portuali europee. A tal proposito il presidente ha specificato che tale scelta non è unicamente riconducibile alla questione Ilva, ma anche all'incerrtezza generale e alle carenze ormai ontologiche del sistema Italia, dal punto di vista industriale, fatto questo che scoraggia numerosi investitori esteri dal dirottare capitali nei nostri territori. Tra le attività già in parte avviate per la riqualificazione dello scalo marittimo tarantino, vanno citate: il rafforzamento dei collegamenti ferroviari e l'approfondimento dei fondali, l'implementazione della piattaforma logistica, l'estensione della diga frangiflutti e del molo San Cataldo, oltre all'adeguamento della banchina terminal containers per le nuove gru. Molto interessante anche la prevista realizzazione di un waterfront complesso, che dovrebbe includere anche un centro polivalente (10 mln di euro) che sara' anche una stazione marittima, auditorium, centro espositivo e ristorante. Suggestiva poi l'ipotesi di riuso - per il quale è già in atto uno studio di fattibilità - per usi turistici della banchina torpediniere; a ciò va aggiunto l'ideazione del P.I.C. (port information center), ovvero una struttura idonea ad avere tutte le info sulle attivita' e le opere in corso di realizzazione nel porto. L'idea e' mutuata dal porto di Rotterdam, ove un edificio adibito a questo specifico scopo è stato realizzato col preciso obiettivo di "rendicontare" modalità di intervento sul territorio, impatto delle opere sull'ambiente, analaisi dei costi, nei confronti della cittadinanza. Insomma uno strumento di partecipazione e condivisione con la comunità di ciò che viene realizzato in un'area nevralgica della città. Chiamato poi ad immaginare i possibili scenari per il porto di Taranto, a seconda dell'esito della "questione ILVA", l'avv. Prete ha poi ipotizzato tre scenari: il primo col mantenimento inalterato dei volumi di traffico del porto con l'ambientalizzazione della produzione ordinaria dell'acciaieria (attualmente il meno probabile); il secondo con la riduzione della produzione che attiverebbe il porto in una ricontrattazione sull'uso delle aree con gli attuali fruitori (a cominciare proprio da ILVA); il terzo in caso di chiusura dell'acciaieria, con la perdita del 71 % dei traffici, ma anche la contemporanea acquisizione del 66% delle banchine da usare per altre attività che non siano quelle "canoniche" industriali. A tutto ciò va in ogni caso aggiunto che, se l'ilva dovesse realmente chiudere ma emergesse contemporaneamente la necessità di bonificare le banchine,  si giungerebbe al blocco di 4/6 banchine ad oggi disponibili, paralizzando quasi, di fatto, gran parte dei progetti finora preventivati.

Il successivo intervento è stato quello dell'ass. regionale al Bilancio, Michele Pelillo, che ha sottolineato la posizione della Regione Puglia come "spettatore interessato" all'istituzione della Fondazione, purchè - come confermato in chiusura di serata dallo stesso Pelillo - confluisca in quella già avviata da Lelio Miro e soprattutto non preveda il coinvolgimento interno di soggetti politici o di governo (Regione, Provincia, Comune): la regione non puo' in modo determinante inserirsi in quest'idea, ma è opportuno che venga stimolata dai progetti che scaturiranno da questo nuovo soggetto aggregante. Fondamentale recuperare uno spirito di coesione sociale e di unità, fattore sempre molto difficile da conseguire a Taranto.

E' seguito a ruota l'intervento dell'avv. Lelio Miro, pres. della Banca di Taranto, cui è stato chiesto di analizzare lo status quo dei potenziali investitori sul territorio e un parere su questo neo progetto di Fondazione (che sarà, in pratica, una Fondazione di Comunità). Lo stesso Miro ha rassicurato che la Fondazione è, di fatto, una realtà ormai presente e partente, includente già investitori pronti a mettersi in gioco in essa, con il preciso obiettivo di mettere a rete tutte le facce della città: società civile, ordini professionali, associazioni.

Tra gli altri interventi, da registrare:
Il prof. Gregorio Andria (politecnico di Bari): il quale ha sottolineato l'importanza del ruolo dei docenti del politecnico di Bari a Taranto, come motori dello sviluppo scientifico e del legame con l'imprenditorialità locale. Lo stesso Andria ha evidenziato l'importanza di rafforzare il polo universitario ionico e la volontà ferma di collaborare come politecnico di Bari ai progetti della costituenda Fondazione.

Il preside della II Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari, a Taranto, prof. Uricchio si è invece soffermato sull'importanza che riveste, per un imprenditore (estero o no), la certezza dell'applicazione corretta di leggi e regole, oltre al peso decisivo del carico di imposizione fiscale da fronteggiare. Taranto deve recuperare la propria identità culturale ed essere consapevole di essere una città universitaria, impegnata anche  nella ricerca. Anche per il prof. Uricchio questa "emergenza" sanitaria e ambientale può e deve essere l'occasione per la svolta economico-produttiva dell'intero territorio ionico.  Per questo motivo l'Università di Bari, anche tramite la sua persona, recentemente nominata Dir. del Polo scientifico Teconologico, ha deciso di puntare sulla ricerca di qualità, lavorando sulla sinergia tra ateneo barese-polo ionico, CNR/Ist. talassografico (storica istituzione di Taranto) e ARPA Puglia, insieme al Politecnico di Bari, al fine di promuovere ricerca e percorso formativi d'eccellenza per i "cervelli" tarantini e i giovani ricercatori locali: master, formazione per brevetti, politiche di bonifica e di tutela e risanamento dell'aria e delle acque, sono solo alcuni delgi assi di ricerca che si punta ad istituire e/o potenziare mediante questa nuova realtà scientifica.

Il prof. Tursi (docente di biologia marina): ha prima di tutto tranquillizzato i presenti, specificando che, sulla base dei rilevamenti effettuati dal talassografico tarantino, non si evidenzia nella rete trofica livelli di contaminazione pericolosi per la catena alimentare e, quindi, per la salute umana. Invece, in merito al polo scientifico teconologico, nasce ben prima dell'emergenza, da un' idea precedente, risalente ai progetti di Area Vasta di tre anni orsono. Tra le ipotesi caldeggiate: la stimolazione di nuovi start-up d'impresa, ricerca ambientale e attività continue di monitoraggio e analisi dell'aria e delle acque del nostro territorio. Fondamentali: l'assunzione di giovani del territorio, motivati a restare e a invesitre sul proprio futuro; ma anche evitare di arroccarsi nella propria autoreferenzialità, tentazione facile in cui cadere, da parte delle istituzioni.

Ha preso poi la parola il presidente della BCC di San Marzano di S. Giuseppe, Di Palma, il quale ha rimarcato il deficit annoso del nostro territorio, quello del facile litigio a scapito della concretizzazione di idee e progetti. Sua opinione è che vadano incentivate le imprese agricole, il progetto pugliese di Green Road, la piastra logistica e la green economy più in generale.

Vincenzo Cesareo, neo eletto presidente di Confindustria, ha invece ripreso i documentari sulla Ruhr e Bilbao, rimarcandone l'appeal mediatico, ma anche lo stimolo a pensare da subito ad un nuovo modlelo di sviluppo imprenditoriale che non comprometta in alcun modo la salute della comunità e il rispetto per l'ambiente, senza per questo penalizzare il lavoro. Pragmatica, forse fino all'eccesso, la sua visione: di solo turismo l'Italia non può vivere, è pertanto indispensabile ripensare anche le politiche industriali, locali e nazionali. Anche in merito all'ipotesi di rigenerazione urbana, sarà importante fare rete e accorpare i progetti senza lasciarli slegati e autoreferenziali. Lo Stato, come coautore della compromessa situazione di Taranto, inoltre, dovrà farsi carico delgi oneri derivanti dall'attuale situazione, investendo in primis su Taranto. Anche Confindustria, infine, fornisce la propria disponibilità ad entrare nella Fondazione.

L'ass. comunale alla Città Vecchia, arch. Carella, si è soffermata sul contenuto innovativo dei filmati di Ruhr e Bilbao: esempi di coraggio e creativita' per investire in cultura. L'Isola va valorizzata in toto, anche in merito alle infrastrutture. Logistica, porto e aeroporto; queste le nuove scommesse di Tarnto, insieme al recupero del settore  agroalimentare.  A novembre, inoltre, il Comune provvederà all'esame di alcune   proposte  di riqualificazione di 4 ambiti della Città Vecchia, puntando a rivitalizzare in modo permanente l'isola.

Piuttosto diretto l'intervento del pres. nazionale dei Verdi, nonchè consigliere comunale di Taranto Bonelli: ferma restando la piena congruità di modelli di sviluppo come quelli della Ruhr e di Bilbao, già da tempo sviscerati come utili viatici dai verdi e dalle associazioni ambientaliste ioniche, il problema di fondo resta quello di rinuciare una volta per sempre ad un modello errato di sviluppo del territorio, quello "alla diossina". La crisi di Taranto è addebitabile alle conseguenze implicite di questo errato modello di sviluppo: una mortalità delle attività commerciali che si attesta quasi al 50%, indice di una profonda instabilità di un mercato monoculturale. Indispensabile tenere dunque in conto le naturali propensioni e peculiarità del territorio. Bonelli ha poi ribadito la sua criticità in merito al provvediimento di recente varato dal Governo nazionale, finalizzato alla concesisone della nuova AIA all'acciaieria di Taranto. Per concludere, un riferimento alla pianificazione urbanistica: Taranto, come qualsiasi città che voglia riprogrammare il suo sviluppo in modo sostenibile, deve ripensare il suo piano regolatore e l'uso dissennato delle concessioni edilizie (varianti sulle destinazioni d'uso comprese).

Reintervenendo in chiusura di serata, l'avv. Prete ha ipotizzato ulteriori scenari produttivi per Taranto, legati alla "catena dle freddo", al trattamento dei rifiuti, alla logistica e al varo di pacchetti di agevolazioni e sgravi fiscali orientati all'incentivazione alle aziende di insediare le proprie sedi nella zona tra Croce e Porta Napoli (Taranto rientra nelle città per le quali è stata riattivata la zona franca urbana).

La chiusura della serata è stata affidata a don Antonio Panico, dir. della università LUMSA di Taranto e vicario designato per l'ambiente e la società della Diocesi di Taranto, il quale nel porgere ai presenti i saluti dell'arcivescovo di Taranto, Mons. Santoro, impegnato a Roma, ha evidenziato l'importanza e l'indispensabilità dell'istituzione Università a Taranto, ora come mai prima. Concordando sulla visione unica di Fondazione, già suggerita da Pelillo, Panico ha sottolineato l'importanza di procedere uniti, recuperando la certezza delle regole e della loro applicazione.
di Daniele Nuzzi

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