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Un prospetto dell'area a caldo riconvertita. |
La drammaticità della situazione sanitaria e ambientale
di Taranto ha da tempo sviluppato in città riflessioni riguardo al tributo versato
dai tarantini per le loro industrie di scarto. Quelle che qui si sono potute
trapiantare praticamente senza alcuna condizione, giustificate dalla
disoccupazione degli anni ’60. Per decenni la politica ha intrecciato i suoi
interessi, poco pubblici e molto privati, con quelli dei colossi industriali e
la società civile ha compreso di doversi sobbarcare anche il peso della
proposta di alternative, in quanto unica componente interessata davvero a
farlo. Oggi questa passione crescente ha prodotto un ulteriore tassello, posto
da una studentessa universitaria che, con la sua tesi di laurea (la trovi QUI) ha, per la
prima volta, reso visibile a tutti i suoi concittadini la ‘Taranto senza Ilva’.
O quanto meno priva della sua parte più inquinante, l’area a caldo. Il titolo
del progetto architettonico è VerdeIlva e consiste in una radicale
riqualificazione degli spazi oggi occupati da altiforni e cokerie, che passa da
un parco per le energie rinnovabili, una riserva naturale, da spazi attrezzati
per il tempo libero e l’aggregazione e da un polo commerciale. Il tutto
affacciato a ridosso dei Due mari: l’immenso spazio del porto restituito e
riconnesso alla città attraverso una serie di strutture in grado di rilanciare
nuove economie e l’immagine turistica di una città magnifica. L’autrice di
quest’affascinante visione è Alice Martemucci, giovane tarantina laureatasi a
gennaio scorso all’Università La Sapienza di Roma. L’abbiamo contattata per
scoprire qualcosa di più sulla genesi di un progetto che è anche il sogno dei
tarantini.
Alice, la tua tesi trasuda amore per Taranto da
ogni tavola e sta facendo il giro del web. Forse è la prima volta che alla
città è consentito specchiarsi in un altro futuro. Una bella impresa. Che
riscontri stai avendo?
Devo essere sincera, non mi aspettavo tanto scalpore! Molta gente ha visto sul web il mio lavoro e mi ha
Devo essere sincera, non mi aspettavo tanto scalpore! Molta gente ha visto sul web il mio lavoro e mi ha
contattata per avere informazioni
o anche solo per uno scambio d'idee. Tutto ciò dimostra che molti tarantini si
riconoscono in un futuro alternativo senza Ilva e che non sono riusciti a
toglierci la forza di sperare e sognare un futuro migliore per la nostra bella
città.
Un progetto architettonico che probabilmente va oltre all’aspirazione professionale. Com’è nata l’idea?
L'idea di base era quella di concludere il percorso di studi con
un progetto che riguardasse Taranto. Volevo nel mio piccolo compiere un gesto
d'amore per la mia città. Ho iniziato una lista di pro e contro, di ciò che
manca alla città e cosa invece è di troppo..l'ILVA!! Da lì l'idea di
rivoluzionare quell'area e trasformarla in un parco delle energie rinnovabili.
Una buona parte di Taranto è bloccata dalla
paura di scrivere un futuro diverso, sia in caso di chiusura totale
dell’industria, che in quella della sola area a caldo. Tu con queste tavole indichi
la strada della riconversione della parte più inquinante. Come leggi
l’attualità della nostra città.
La nostra è una realtà complessa ed ingiusta. A nessuno dovrebbe
essere chiesto di scegliere tra salute e lavoro!
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Prospetto della riconversione vista dall'alto. |
La magistratura di Taranto si trova a combattere un’epica battaglia contro lo
Stato che sembra averci abbandonato al nostro cruento destino! Ma
un'alternativa esiste! Il mondo è pieno di città o intere regioni che in
passato erano inquinate come Taranto e poi sono state trasformate. Una di
queste si trova nel bacino della Ruhr, una grande area industriale che è stata
oggetto di un ciclopico lavoro di recupero per creare L'IBA Emscher Park.
Dati alla mano sfati anche il falso mito di
un’Ilva grande 2, 3, 4 volte Taranto…
L'ilva si estende su una superficie che è quasi il doppio di
quella della città di Taranto. Se poi si considera tutto il polo industriale
con Cementir e la Raffineria Eni si va ben oltre!
Trasformazione degli spazi urbani, fusione con
la città, mutamento delle relazioni, aree verdi attrezzate, mobilità
sostenibile, energia pulita, recupero dell’area portuale e conservazione della
memoria storica della fabbrica. Hai pensato proprio a tutto. Quanto sarebbe
importante per Taranto tutto questo?
Taranto è una città con un grande potenziale ma inutilizzato. Un
cambiamento di questa portata ci permetterebbe di voltare le spalle una volta
per tutte all'acciaio, sfruttando le risorse che questa terra con la sua
storia, il mare ed il clima ci offre da sempre. Tutto ciò ci permetterebbe di risanare non solo i grandi problemi ambientali ma
soprattutto quelli economici!
E’ una pianificazione che darebbe grande
impulso all’urbanistica di una città disegnata bene dalla natura e male
dall’uomo. Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato, o i nodi più
intricati da sciogliere.
In primis reperire il materiale! Ho iniziato la tesi mesi prima che
scoppiasse il “Caso Ilva”, quindi ho avuto grandissime difficoltà a recuperare
i dati per la parte di analisi, planimetrie ecc. La risposta più bella l'ho
avuta direttamente dall'azienda quando al telefono mi hanno risposto: “signorina non possiamo aiutarla perchè
tutto ciò che riguarda l'ilva è top secret ”. Naturalmente tutto questo mi ha
dato la forza per accanirmi ancora di più e non mollare! Per quanto riguarda il
progetto invece devo dire che non è stato facile riuscire a fondere il nuovo
con le preesistenze, perché l'idea di base era quella di riutilizzare i
monumenti industriali assegnandogli nuove funzioni.
La tua realizzazione prevede aree per l’arte,
il commercio, lo sport, il tempo libero e spazi espositivi. La commistione fra
pubblico e privato è molto ben equilibrata e a guardare il tuo progetto sembra
davvero siano investimenti in grado di rivedere e rilanciare l’economia locale.
Pensi che dalle ceneri dell’industria si possa costruire una città di cultura e
turismo?
Assolutamente si! L'idea progettuale è quella di riconnettere l'area industriale al tessuto urbano, inserendo un nuovo sistema infrastrutturale che dia nuovo respiro alla città. L'economia di Taranto potrebbe davvero rifiorire attraverso l'attuazione di un progetto del genere, perchè finalmente si darebbe un taglio all'inquinamento favorendo una volta per tutte il turismo, l'itticoltura, la pesca, l'agricoltura ecc ecc.
Assolutamente si! L'idea progettuale è quella di riconnettere l'area industriale al tessuto urbano, inserendo un nuovo sistema infrastrutturale che dia nuovo respiro alla città. L'economia di Taranto potrebbe davvero rifiorire attraverso l'attuazione di un progetto del genere, perchè finalmente si darebbe un taglio all'inquinamento favorendo una volta per tutte il turismo, l'itticoltura, la pesca, l'agricoltura ecc ecc.
Ti sei laureata a gennaio e se non andiamo
errati vivi ancora a Roma, dove hai completato i tuoi studi. Domanda retorica:
ti piacerebbe tornare a Taranto, magari per realizzare il tuo progetto?
Mi piacerebbe molto tornare a Taranto, poi se si trattasse di
realizzare il progetto ancora di più! Ho mandato il mio CV in molti studi a
Taranto, Italia...Europa! Il periodo non è dei migliori, quindi per quanto la
mia indole di sognatrice mi spinga a non mollare..devo comunque fare i conti
con la realtà!
Quale credi potrebbe essere la ricetta per
ridare a Taranto i suoi ragazzi?
Dare spazio alle nostre idee e sfruttarci nel senso buono del
termine, ovvero darci la possibilità di mettere le nostre competenze e tutto
ciò che abbiamo appreso ed assorbito negli anni di studio a disposizione della
città. La nostra generazione è stanca di subire impotente i soprusi che vengono
inflitti al nostro territorio, siamo ansiosi di poter dare il nostro contributo
per rimettere in sesto la nostra bellissima Taranto!
L’associazione Peacelink ha organizzato un convegno dal titolo “Tesi su
Taranto” che avrà luogo domani, 2 luglio alle 15 presso la sede universitaria
del convento di San Francesco, nel Borgo antico. Verranno presentate due tesi
sul caso Ilva, di cui una è quella di Alice, e un caso studio sulla bonifica di
Hammarby Sjostad (Stoccolma). QUI i dettagli dell'evento.