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La pettola tarantina. |
Grande Orchestra di Fiati Santa Cecilia Città di Taranto e della banda Paisiello, con le stesse musiche di allora e l’aggiunta, dal 2009, delle celebrazioni nella Cattedrale di San Cataldo, dove dai primi anni ’90 è custodita una statua della Santa. Qui sarà officiata la messa in onore della martire romana, prima della processione del simulacro nell’Isola e dei fuochi che la saluteranno sul lungomare di via Garibaldi. Poi ci sono i riti casalinghi: si preparano i primi alberi, si allestiscono i presepi e si friggono le pèttele, che la leggenda vuole essere nate per mano di una vecchina che, attardatasi a godere delle musiche che avvolgevano l’Isola in questo giorno di festa, fece lievitare troppo l’impasto per il pane. Il rimedio fu di calarlo a ‘cucchiaiate’ nella frizzula ricavandone pèttele, ossia piccole pitte, frittelle, tanto morbide da essere considerate u cuscine d’u Bammenudde, il cuscino del Bambinello. Tutto è profondamente calato nella cultura delle nostre tradizioni, radici che sono come un caldo mantello, ancor più rassicurante in periodi difficili come quelli che sta vivendo la nostra comunità, al bivio col suo futuro.
Ricetta per le pettole:
1/2 kg di farina, 1 cubetto di lievito di birra, acqua e olio extra vergine di
oliva. Impastare la farina con acqua tiepida ed il lievito, fino ad ottenere
un'impasto fluido e colloso. Far riposare per almeno un'ora coprendo con una
coperta. Raccogliere l'impasto con un cucchiaio e calarlo spingendolo con un
dito nella padella di olio bollente. Estrarle appena dorate e servirle con una
spolverata di zucchero. Alcune ottime varianti prevedono un pizzico di sale
nell'impasto, unito ad acciughe, cavoli o tonno. Ogni pettola una forma
diversa, ma sempre un sapore unico!