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I biclati in giro ieri per via Di Palma. |
Ieri pomeriggio ci siamo prodotti
in una passeggiata al Borgo per tastarne lo stato di salute, deliberatamente
senza mete, riuscendo nell’intento di svicolarci dal tourbillon dei regali
natalizi. Con piacere lo abbiamo trovato in forma, con qualche smagliatura, ma
in condizioni migliori rispetto agli ultimi anni. L’inizio non è stato
semplice, con l’abbondante mezz’ora impegnata a cercare un parcheggio, ed erano
appena le 17,30. Con questo non vogliamo offrire facile sponda a chi pretende
parcheggi ovunque. Il problema è culturale e strutturale al tempo stesso e,
soprattutto, mai seriamente affrontato. Una persona per ogni auto, assenza di
circuiti per la mobilità sostenibile, mancato avvio dei parcheggi di testata,
inefficienza dei trasporti pubblici, scarso (diciamo pure nullo) presidio della
Polizia Municipale e inciviltà di quanti ritengono la doppia fila un parcheggio
come
un altro, per giunta gratuito. Il tutto considerando che il centro di
Taranto è un imbuto. Passato questo scoglio, ci siamo riversati in via
D’Aquino, dove abbiamo incontrato un flusso di persone costante, ma senza
calca, cosa che ha reso la passeggiata piacevole e rilassata. Negozi non pieni,
c’è da dirlo, però le iniziative messe in campo da Comune e Confcommercio hanno
sortito il richiamo sperato. Gli addobbi natalizi sono a volte discutibili,
tipo le luminarie diverse fra via D’Aquino e via Di Palma, che riteniamo
sarebbero state più opportune se proposte a tema continuo, magari preferendo
quelle più sobrie di via D’Aquino; o gli archetti senza criterio posti sul
Ponte Girevole, che avrebbe meritato qualcosa in grado di esaltare di più la
sua struttura architettonica, piuttosto che entrarvi in conflitto: gli archi
delle luminarie sono stati apposti in senso contrario a quello tracciato dal ponte.
Però ci sono anche addobbi come quelli di piazza Carmine e piazza Immacolata,
che hanno l’eleganza delle grandi città vestite per le feste. La slitta
trainata dalle renne di piazza Carmine viene presa d’assalto da tarantini
irrispettosi dell’area a verde, ma forse è solo la disabitudine al bello a
creare questo stupore invasivo. Anche l’albero di luci di piazza Maria Immacolata
ci è piaciuto, sebbene costringa a volgere lo sguardo verso le tante palme
divorate dal punteruolo malefico. Abbiamo fatto poi una puntata in qualche
negozio. Sneakers76, Bari, Gadgets, Di Pierro outlet, la Galleria dell’Arte e la
nuova rosticceria Doro di via Di Palma, finalmente un angolo curato dove
mangiare qualcosa al volo. Ovunque cortesia e sorrisi, caratteristiche che a
Taranto erano in estinzione anche prima della crisi! Intendiamoci, nessuno ci
paga per ciò che scriviamo, ci piace restare piccoli, ma veri e magari anche
liberi di evitare i posti dove certe virtù non sono di casa. Prima di lasciare
il centro, un piccolo slalom fra venditori abusivi di cover per i-phone e di
zucchero filato e il piacevole incontro con l’attrazione prevista per questa serata:
i biciclati. Un gruppo di ragazzi alla guida di biciclette tanto strampalate
quanto simpatiche, con una modalità di intrattenimento discreta e itinerante
che ci ha fatto comprendere come, anche con poco, si possono ottenere effetti
piacevoli, senza necessariamente cedere alla filosofia del grande evento, che
non sempre paga in contesti come questo. Ultimissima tappa, via Principe Amedeo
per vedere la mostra sui cento anni di storia del calcio a Taranto. Fra maglie, foto in
bianco e nero e una sedia del vecchio stadio Salinella, è possibile intravedere
la Taranto che fu. Narratore d’eccezione Franco Valdevies, la cui disponibilità
e passione sono qualcosa che porterebbe a star lì per ore. Insomma a Taranto i
problemi non mancano e vanno affrontati, però c’è anche lo spazio per
riscoprire la lentezza. Non solo una questione di moto, ma un concetto fatto di
relazioni e qualità della vita. Chiediamo troppo se insistiamo affinché si
punti tutto su questi fattori?