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giovedì 30 gennaio 2014

TRE DOMANDE A... il dott. Luigi La Rocca, Soprintendente Archeologo per la Puglia

Il dott. Luigi La Rocca.
Torna la nostra rubrica “Tre domande a…”: i temi dello sviluppo dalla viva voce dei protagonisti. Questa volta abbiamo contattato il prof. Luigi La Rocca, napoletano, da pochi anni alla guida degli uffici della Soprintendenza Archeologica della Puglia, in via Duomo. Il patrimonio museale cittadino e la sua valorizzazione: dai lavori per il completamento del MArTa ai progetti per l’ex convento di Sant’Antonio, passando per l’annosa questione relativa al rientro in Italia dei capolavori frutto di scavo clandestino, illecitamente esportati nei decenni scorsi.


1) Professor La Rocca, con l’inaugurazione dello scorso 21 dicembre il Museo Nazionale di Taranto, una delle principali raccolte archeologiche del Paese, ha sensibilmente incrementato la superficie espositiva rispetto al recente passato: un buon viatico verso la tanto attesa conclusione dei lavori, con l’allestimento del secondo piano. Durante la cerimonia di riapertura Lei auspicava la chiusura del cantiere entro il 2014, intanto può informarci se avrà seguito concreto la proposta progettuale che prevede la realizzazione di una struttura in vetro a copertura del chiostro dell’ex convento?


Ribadisco che il Museo sarà completato entro il 2014 con l’allestimento del II piano e degli spazi dedicati agli apparati multimediali e alle mostre temporanee al piano terreno. Per
quanto riguarda il
chiostro non esiste una proposta progettuale che ne preveda la copertura in vetro;
è allo studio l’ipotesi di copertura con sistema mobile, tipo tensostruttura ma realizzata con tecniche e materiali di moderna concezione, al fine di utilizzare il chiostro per manifestazioni culturali durante tutto il corso dell’anno. Ripeto però, è una ipotesi sulla quale stiamo lavorando e non è detto che verrà realizzata.

Il chiostro dell'ex convento degli Alcantarini, nel MArTà.


2) Fra i tanti straordinari reperti esposti nelle sale appena inaugurate, spicca la novità assoluta costituita dai grandi vasi a figure rosse recentemente restituiti all’Italia da importanti musei americani, e ora entrati a far parte delle collezioni permanenti del MArTa. Le difficili trattative che consentirono fra il 2007 ed il 2009 il recupero al patrimonio della Nazione di queste come di altre notevoli opere d’arte illecitamente esportate interessarono inizialmente anche un eccezionale gruppo scultoreo in terracotta, raffigurante Orfeo fra due sirene, conservato al Getty Museum di Malibù ma di provenienza tarantina. Per quanto di sua conoscenza, ritiene possano esserci concrete possibilità di rientro anche per queste opere?


 A quanto ne so la provenienza tarantina del gruppo di Orfeo e le Sirene fu suggerita da P.G. Guzzo e A. Bottini, che hanno pubblicato il complesso. A suo tempo fu avviata, proprio su richiesta della Soprintendenza, l’istruttoria per verificare se ci fossero le condizioni per la richiesta di rimpatrio. Furono effettuati anche sopralluoghi nell’area presunta del rinvenimento, tra Lama e S. Vito, senza che fossero rilevati indizi di presenze archeologiche. Sembra che la procedura non abbia avuto seguito per la mancanza di elementi che dimostrino inequivocabilmente la provenienza tarantina del gruppo, necessari per tentare il recupero. Gli oggetti a cui si faceva riferimento infatti sono rientrati nell’ambito di un accordo bilaterale tra Stati Uniti e Italia che riguarda alcuni istituti museali americani tra i quali non figura il Getty.



3) Infine, il Museo Preistorico. Solo una parte delle ricche collezioni di preistoria e protostoria del Museo sarà allestita nelle sale al secondo piano del MArTa. Secondo una idea progettuale ormai datata, ad accogliere la restante documentazione proveniente da tutta la Puglia dovrebbe essere l’ex convento di Sant’Antonio, un contenitore prestigioso, ma che attualmente è destinato a tutt’altre funzioni. Può informarci in merito?


L'ex convento di Sant'Antonio (ph studio Start).
Premesso che nessuno spazio museale sarebbe in grado di accogliere la straordinaria quantità e qualità del materiale archeologico tarantino e che, pertanto, l’allestimento di un Museo è sempre frutto di una scelta e di una selezione che penalizza in qualche modo la rappresentazione di tutte le epoche, non solo della preistoria e della protostoria, credo che, in generale, il materiale che non troverà posto nelle sale del MARTA dovrà essere valorizzato attraverso esposizioni, anche temporanee, a rotazione, da realizzare nel museo stesso e negli altri spazi disponibili in città, almeno quelli in consegna alla Soprintendenza. Il complesso di S. Antonio è oggetto di lavori di restauro e rifunzionalizzazione già finanziati; certamente sarà destinato alla pubblica fruizione, in primo luogo per l’interesse architettonico del monumento, soprattutto del chiostro. Certamente sarà destinato anche ad esporre reperti archeologici, ma quali e in che modo lo decideremo quando avremo precisa contezza degli spazi disponibili.

di Gianpiero Romano

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