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sabato 20 settembre 2014

SVILUPPO - Cambiare? si può. Gli esempi di Bilbao e Torino in un incontro all'ex Convento di San Francesco

Un momento dell'esposizione del sindaco di Bilbao, Areso.

Mercoledì si è tenuto presso la sede del polo universitario ionico dell’ex convento di San Francesco in Città Vecchia un incontro nell’ambito della XIX edizione della tre giorni estiva dell’associazione ‘La Città che Vogliamo’.

Il nome della giornata era parecchio significativo ed interessante ‘Città 2020: visioni strategiche’. Già, una visione strategica di cui Taranto avrebbe tanto bisogno per fare di questo momento di rottura un’autentica opportunità di rilancio, purtroppo ritardata da una classe politico-imprenditoriale più incline a vivere di rendite avvelenate, piuttosto che ad abbracciare un futuro comunque indifferibile. Ieri per l’appunto c’è stata l’occasione di ascoltare l’attuale sindaco di Bilbao, Ibon Areso e l’ex sindaco di Torino, Valentino Castellani, rappresentanti di due città che sono
testimonianza autentica di come ci si possa svincolare dalla morsa della monocultura industriale in favore dell’innovazione e del turismo. Veniamo al dunque, la cosa che più ci importa: quali le ricette e i consigli lasciati a Taranto dai due? La prima cosa sottolineata da Areso prima di scendere più nel concreto è stata che occorre che la comunità senta come necessario il cambiamento facendosene artefice. Poche parole per andare dritti al cuore del problema tarantino: volere davvero il cambiamento, assumersene la responsabilità, accettare le difficoltà iniziali ed essere consapevoli dei risultati che lo sforzo potrà dare ad una città dall’altissimo potenziale di sviluppo inespresso. C’era tutto questo nell’introduzione del sindaco di Bilbao, non poco. Come ha fatto la città spagnola a lasciarsi alle spalle i problemi di disoccupazione, criminalità, degrado e inquinamento? con l’efficientamento della mobilità urbana, l’azzeramento dell’inquinamento e incremento delle aree a verde, il recupero degli spazi e del rapporto col suo fiume, il potenziamento delle attività e delle risorse culturali puntando sul loro potere accrescitivo e attrattivo (il museo Gugghenheim a Bilbao è un successo indiscusso), gli investimenti nei servizi e nella tecnologia, le sinergie fra pubblico e privato. Tutto ciò con l’attenzione puntata sul recupero dei posti di lavoro che andavano perduti con l’abbandono delle industrie pesanti. Chiaro lo sforzo che abbiamo ancora da fare. Ma quanto si è stretto i denti per arrivare alla svolta? Da fine anni ’80 a fine anni ’90, un decennio per essere tutti più felici, ottimo investimento! E Torino? Da Fiat unica risorsa ad una città con 2 milioni e mezzo di turisti in periodo di crisi, niente affatto male. Anche qui la crisi economica di fine anni ’80 ha lasciato il segno trascinandosi una disoccupazione che nel 1993 viaggiava al 12%, il doppio della media nazionale di allora. Anche qui dosi massicce di cultura, oltre a recupero urbanistico e recupero delle proprie peculiarità e bellezze. Primi anni duemila e già gli sforzi hanno iniziato a pagare, fino a culminare nell’evento delle Olimpiadi invernali del 2006 che ne hanno consacrato l’emancipazione definitiva a livello mondiale. Capito come si fa? Non facile, ma neppure impossibile, tenuto conto che potremmo fare anche a meno delle Olimpiadi e che oltre ai risultati di lungo periodo, si potrà godere del percorso in sé. 

Per i tuoi approfondimenti clicca QUI per saperne di più sul cambiamento operato da Bilbao e QUI per quella di Torino. QUI il video dell'intervento di Areso, QUI e QUI il sindaco di Torino descrive come si è operato nella sua città per salvaguardare i posti di lavoro.

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