Il tavolo dei relatori del convegno. |
Sabato 14
gennaio 2011 si è svolto a Taranto il convegno di presentazione del libro “Il
Terzo Settore dalla A alla Z - Parole e volti del non profit” a cura
dell’Agenzia per il terzo settore e che vede la presentazione di Stefano
Zamagni e la prefazione di Sergio
Travaglia. L’evento è stato ospitato dall’istituto tecnico economico
statale Pitagora di Taranto e rientra nel percorso formativo 2011-2012 dell'Accademia Mediterranea di
Economia Civile. In aula magna erano presenti Edoardo Patriarca,
Consigliere dell'Agenzia per il Terzo Settore e componente CNEL, Francesco
Terzulli, Dirigente scolastico ITES Pitagora, Carlo Martello, Presidente del
comitato per l'imprenditorialità sociale della Camera di Commercio di Taranto, Licia
Bitritto Polignano, Imprenditrice, Mario Tagarelli, Presidente dell’Ordine dei
Dottori Commercialisti e Esperti Contabili di Taranto, Vito Intino, II Facoltà
di Giurisprudenza Università degli Studi di Bari, Domenico M. Amalfitano,
Presidente del Centro di Cultura per lo Sviluppo dell'Università Cattolica
"G.Lazzati" di Taranto. Moderava il dibattito Vincenzo Mercinelli del
Centro di Cultura per lo Sviluppo "G.Lazzati" di Taranto. Il convegno, oltre che dare spazio ad aspetti giuridici,
economici ed amministrativi molto complessi e non totalmente risolutivi delle
istituzioni no-profit, ha dato vita ad un fruttuoso scambio di orientamenti tra
gli esperti dal quale si è evinta la natura sociale ed etica di un settore che
appare essere la soluzione più concreta per la ricostruzione ed il rilancio di
una nuova economia sostenibile dall’intero paese. Ad introdurre i lavori il dirigente dell’ITES
Pitagora Dott. Terzulli che ricorda quelle che sono le caratteristiche
peculiari del terzo settore (solidarietà, etica e capitale sociale) e propone
ambiti progettuali in corso di attivazione come il laboratorio di Economia
Civile che presto sarà presente tra le attività didattiche del proprio
istituto. Sempre nell’intervento del dirigente, si è appreso come i capisaldi
della Rivoluzione Francese che hanno, convenzionalmente, aperto le danze alla
storia moderna, e cioè Liberté, Égalité e
Fraternité, siano i tre fondamenti che caratterizzano la natura dei
soggetti economici che popolano il nostro paese: Liberté intesa come principio sul quale è stata fondata l’economia
dei privati e dei mercati, Égualité
come presupposto di una pubblica amministrazione dove la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione
sociale vengono abolite e Fraternité
come principio di reciprocità e solidarietà tra individui che scelgono
liberamente di associarsi e che costituiscono una fonte di determinazione nel
costruire il bene comune. Ed è proprio quest’ultimo lo scenario in forte
crescita che l’Italia vede ancorarsi ai propri territori e che possiede una possibilità
occupazionale che non trova eguali nei settori pubblici e privati. Lo scenario italiano delle istituzioni no-profit,
formato da associazioni di volontariato, onlus, associazioni culturali,
cooperative sociali, fondazioni, ecc., è un settore fatto di persone che sono
il solo capitale sociale dello stesso che ha la capacità di produrre beni e
servizi di qualità. Un’economia prettamente sostenibile. L'aggettivo sostenibile allude
alla capacità di organizzarsi collettivamente in modo che il naufragio dell’economia
capitalistica non costituisca riduzione dei livelli di sussistenza, civiltà, e
anzi risulti sostenibile da un punto di vista ecologico, sociale e civile. E’ il caso di ricordare che le parole “no-profit”, che descrivono questo terzo settore, non sono sinonimi di lavoro volontario e
non retribuito ma solo ed esclusivamente di lavoro non volto al profitto: tutti devono essere retribuiti per il
lavoro svolto con il giusto compenso ed eventuali avanzi di bilancio devono,
obbligatoriamente, essere reinvestiti nelle attività del settore stesso. Il settore no-profit è un vero e proprio modello
imprenditoriale, è “fare impresa” sul principio fondante di solidarietà, non
intesa come beneficenza ma nella sua originaria accezione di determinazione nel
costruire il bene comune. Il
settore no-profit è, forse, l’unico sistema doverosamente applicabile in un
futuro ormai presente.
di Valentina Castronuovo